Carta d'identità degli ungulati selvatici a cura di ISPRA, Legambiente, Federcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi |
L’Italia ha visto negli ultimi decenni profondi mutamenti ambientali, non tutti negativi. A fronte di un costante consumo di suolo che minaccia molti ambienti del Paese, l’incremento delle aree protette, una maggior regolamentazione della caccia, e l’abbandono di un’agricoltura anche estesa alle aree collinari e montane ha portato molte specie selvatiche, compresi gli ungulati, a incrementare notevolmente i loro numeri.
I dati della Banca Dati Ungulati di ISPRA evidenziano per il periodo 2005-2010 un aumento del 50-60% del numero complessivo di cinghiali presenti in Italia, i caprioli sono passati da 425.000 a 455.000, e i cervi da 63.000 a 68.000 individui. Se questo è un effetto positivo, l’incremento esponenziale di alcune specie – in particolare del cinghiale - sta determinando crescenti problematiche per i danni alle coltivazioni, i crescenti incidenti stradali ed il rischio di aumento di trasmissione di patologie agli animali domestici o all’uomo.
I dati ISPRA evidenziano che il cinghiale è responsabile dell’85% dei danni alle attività agricole (quinquennio 2005-2009; danni per oltre 35 milioni di euro). Gli incidenti stradali in Regione Toscana sono passati dai 188 del 2001 ai 478 del 2008, e cinghiali e caprioli sono responsabili del 79% dei casi (dati: Life STRADE).
Anche la gestione di queste specie è profondamente cambiata negli ultimi anni; ad esempio in Emilia Romagna gli abbattimenti di cinghiale sono passati da meno di 600 nel 1985, a 20.949 nel 2012, nonostante il concomitante calo del numero di cacciatori (calo del 61% nello stesso periodo a scala nazionale; dati Regione Emilia-Romagna).
Una gestione delle problematiche causate dagli ungulati richiede una dettagliata base conoscitiva, e per questo ISPRA (allora INFS) già dal 1996 ha avviato il “Progetto per la realizzazione di una banca dati sulla distribuzione, consistenza e gestione degli Ungulati in Italia” (BDU).
Va evidenziato che i compiti istituzionali dell’ISPRA derivanti dall’art. 7 della legge 157/92 includono quello di “censire il patrimonio ambientale costituito dalla fauna selvatica, studiarne lo status, l’evoluzione e i rapporti con le altre componenti ambientali”. ISPRA è anche chiamato a formulare pareri tecnici sui calendari venatori e sui piani di abbattimento per gli Ungulati. Nella BDU vengono raccolti i dati disponibili sulla distribuzione, consistenza, prelievo venatorio, reintroduzioni, danni causati alle attività produttive degli Ungulati selvatici (Suidi, Cervidi, Bovidi). I dati raccolti sono anche georiferiti a vari livelli di aggregazione (distretto di gestione, ATC, Provincia, Regione) su una apposita piattaforma GIS.
Negli ultimi anni i dati della BDU sono stati utilizzati per proporre strategie gestionali mirate alla diminuzione dell’impatto degli Ungulati sulle attività umane, ad esempio danni alle colture agricole ed incidenti stradali; tali indicazioni sono state evidenziate nel documento “Linee guida per la gestione degli Ungulati. Cervidi e Bovidi”, recentemente pubblicato dall’ISPRA. Inoltre, la BDU viene costantemente utilizzata dall’ISPRA per lo svolgimento dell’attività di consulenza ordinaria. Le informazioni della BDU sono, anche, state utilizzate dall’ISPRA per le attività di reporting previste dalle direttive comunitarie. I dati presenti nella BDU sono stati presentati in convegni scientifici e divulgativi e riportati specifici report periodici.
È prevista l’estensione degli ambiti di indagine della BDU anche alla presenza di specie alloctone, agli incidenti stradali ed all’incidenza di zoonosi.
Infine, le informazioni raccolte potranno essere utilizzate anche per contribuire a realizzare una filiera sostenibile per la commercializzazione della carne degli ungulati selvatici a scopo alimentare nel rispetto delle normative sanitarie e del benessere degli animali.
La BDU è aggiornata al 2010 ed è prevista la pubblicazione dei dati nel portale “Sinanet” dell’ISPRA, in modo da permettere una maggiore fruibilità dei dati da parte delle Amministrazioni Pubbliche e del pubblico. La raccolta e l’aggiornamento dei dati della BDU è un impegno complesso, sia per il costante aumento delle consistenze e delle distribuzioni delle specie, che impongono aggiornamenti frequenti delle basi conoscitive, sia per la frammentazione della gestione di queste specie, che richiede il coinvolgimento di Province, Regioni, Enti Parco, Aziende faunistico-venatorie, ecc.
L’accordo di collaborazione tra ISPRA, Legambiente, Arcicaccia, Federcaccia e Anuu è finalizzato a promuovere una più capillare la raccolta dati ed a velocizzare l’inserimento dei dati attraverso il coinvolgimento del mondo delle associazioni in questi compiti, con un diretto impegno anche del mondo venatorio.
Più nel dettaglio, l’accordo di collaborazione prevede:
- Responsabilità scientifica e gestione della BDU da parte dell’ISPRA, con pubblicazione dei dati nel sito dell’Istituto in modo pienamente fruibile;
- Gestione cartografica ed analisi dei dati da parte dell’ISPRA;
- Raccolta delle informazioni a scala dei singoli distretti di caccia e delle aree protette, con un coinvolgimento dei volontari delle Associazioni venatorie, con il contributo di Legambiente e sotto il coordinamento tecnico di ISPRA;
- Compilazione dei dati raccolti da Regioni, Province, Ambiti territoriali di caccia, Comprensori alpini, AFV, Parchi regionali e nazionali;
- Inserimento dati nella BDU da parte del personale ISPRA ed eventualmente da collaboratori delle associazioni (anche a distanza quando sarà messa on line la BDU);
- Organizzazione di seminari ed eventi divulgativi per divulgare i dati raccolti nell’ambito dell’accordo.